La storia di Vannino e la sua scelta "francescana"

Per gli aglianesi è una vera e propria istituzione.

La storia di Vannino e la sua scelta "francescana"
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Nel giorno di Natale abbiamo deciso di riproporre la storia di Vannino, uscita sul Giornale di Pistoia e della Valdinievole lo scorso 29 novembre.

La storia di Vannino e la sua scelta “francescana”

All’anagrafe, si chiama Alessandro Egidio Gori. Nome e cognome comuni, sia nella vicina Prato che nella provincia pistoiese in generale. Per gli aglianesi però, non vi sono dubbi né omonimi che tengano. Alessandro Gori è solo «Vannino», una vera e propria istituzione.
Chi viene da fuori, non può non restare colpito alla vista di un uomo che gira per le vie cittadine scalzo, a torso nudo, coperto solo da una mezza tunica. Primavera, estate, autunno e inverno: nessuna eccezione, qualunque sia la temperatura esterna. E si stupisce, quando chiede delucidazioni agli autoctoni e si sente rispondere, con un sorriso: «E’ Vannino».
Su Facebook i suoi concittadini gli hanno dedicato addirittura un gruppo, che conta quasi 3mila iscritti. Non mancano le battute, le considerazioni. Ma chi lo deride in malafede o peggio, lo insulta, viene messo alla porta, perché sono gli stessi cittadini a proteggerlo. Partendo da un assunto: il quasi settantenne aglianese (li compirà il prossimo anno) non è assolutamente né un clochard né un pazzo, ed è proprio qui la particolarità della sua storia.
E’ anzi un uomo cortese, lucidissimo di testa, con la battuta in canna, e sempre in vena di scambiare quattro chiacchiere con chi si ferma a parlare con lui. Non vive in una casa di fortuna, adottando uno stile di vita che potremmo definire «spartano» a causa dell’indigenza, come purtroppo accade in altri contesti. Lo fa per volontà, non per costrizione. Alessandro era (ed è ancora, se vogliamo) il rampollo di una famiglia agiata. Non gli mancava nulla e anzi, negli Anni ‘70, si era fatto persino una fama come «tombeur de femmes».

La “conversione”

Chi ha più di sessant’anni, lo descriveva come una persona mondana e benestante, che amava vestirsi all’ultima moda, amante del lusso e circondato da belle donne. Il classico «buon partito», insomma. E poi?
Qui la vulgata popolare diverge. Una versione vuole la sua «conversione» in seguito a degli avvenimenti sfortunati nella vita privata, un’altra a dei problemi con la legge. E c’è un momento che, in particolare, viene ricordato come quello della sua «rinascita»: il giorno in cui distrusse a mazzate la sua auto Una Mercedes che all’epoca, ad Agliana, rappresentava un vero e proprio status symbol. L’aveva messa in vendita, qualcuna voleva portargliela via ad un prezzo irrisorio, approfittando del suo momento poco felice. Ma la dignità non ha prezzo, deve aver pensato. E piuttosto che cedere, preferì un gesto forte, simbolico.
Piano, piano, allora, Alessandro lasciò progressivamente il posto a Vannino, riprendendo il nome del padre, come lo conosciamo oggi. Nessuno sa cosa lo abbia spinto a questo cambiamento, con esattezza. A rifiutare ogni convenzione sociale ed ogni agio, sposando una visione controcorrente. E senza scomodare paragoni blasfemi, non manca chi fa notare come, sotto un certo punto di vista, si possa ben dire che Vannino abbia compiuto la medesima scelta di San Francesco d’Assisi, ad oltre mille anni di distanza.

Agliana gli vuole bene

Un modus di agire che non sarebbe però stato indotto dalla fede, in quanto il diretto interessato non risulta, secondo chi lo conosce bene, particolarmente credente.

Ma è tutto relativo e si tratta di ipotesi. Di certo, c’è la presenza costante di una figura riconosciuta, a cui tutti vogliono bene. E senza Vannino, Agliana non sarebbe Agliana.

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