Lucia Caldini, la dottoressa dei sestesi in pensione

E' passato un anno da quando è andata in pensione ed era stata intervistata da BISENZIOSETTE.

Lucia Caldini, la dottoressa dei sestesi in pensione
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E' passato un anno da quando la dottoressa dei sestesi è andata in pensione. BISENZIOSETTE l'aveva intervistata nel numero uscito il 19 gennaio del 2018 che riproponiamo oggi.

Lucia Caldini, la dottoressa dei sestesi in pensione

Dopo 42 anni a fianco delle famiglie sestesi per la dottoressa Lucia Caldini è arrivato il lomento di godersi il meritato riposo.
Tante infatti sono le case e le vite in cui è entrata durante questi anni come medico di famiglia, anni di impegno e di passione come è emerso dalle sue parole.

«Mi sono laureata da giovane, avevo 24 anni, e ho sempre frequentato l’ospedale, se avessi voluto avrei avuto buonissime possibilità di lavorare lì ma ho scelto di fare il medico di famiglia perché per me era l’unico modo di fare il dottore come lo intendevo io e non mi sono mai pentita di questa scelta, è stato un lavoro bellissimo. Quando ho cominciato a fare le prime sostituzioni avevo 25 anni, con tutte le difficoltà del caso; ero giovane e una delle poche donne che facevano questo lavoro all’epoca. All’inizio ero vista con un po’ di sospetto ma piano piano sono riuscita a farmi il mio spazio e fortunatamente adesso ci sono tante donne che fanno questo lavoro e questo è un bene perché spesso per far fronte ad alcune problematiche è importante la sensibilità di una donna. In questi 42 anni ho sempre esercitato a Sesto ed è stata un’esperienza bellissima. Fare il medico di famiglia vuol dire entrare in contatto con la quotidianità di tante persone: il lavoro, i problemi, le diverse culture; tutto questo mi ha fatto maturare tantissimo ed è stato un grande arricchimento».

Il contatto con i pazienti e l’essere parte di così tante vite infatti per la dottoressa Caldini è stata una delle cose più belle di questo lavoro e quella di cui più sentirà la mancanza andando in pensione. Ma c’è anche qualcosa che non le dispiacerà abbandonare:

«Non mi dispiacerà abbandonare la burocrazia che porta via molto tempo al nostro lavoro - ha proseguito - Alla fine per fare il dottore come dicevo io l’unica soluzione possibile è stata quella di aumentare le ore. Entravo prima, quando ancora non c’era nessuno, per riuscire a sbrigare tutto, altrimenti non sarei neanche riuscita a parlare con i pazienti. Le persone non sono solo la loro malattia, ogni malessere ha una storia e se non si capisce questo non si capisce niente. Anche le visite domiciliari per me sono sempre state importantissime; entrare nelle case delle persone, vedere come vivono è essenziale per riuscire a comprenderle meglio».

Un medico così attaccato al proprio lavoro e ai pazienti inevitabilmente lascerà un bel vuoto, tant’è che molti si domandano cosa farà dopo la pensione:

«In molti mi hanno chiesto se farò ancora ambulatorio ma non lo farò, preferisco chiudere in bellezza - ha spiegato ridendo - Ho 67 anni, ho fatto tutti i corsi di aggiornamento necessari ma ora basta col lavoro. Ho quattro nipoti a cui mi voglio dedicare e poi in questi anni mi sono dedicata molto alla prevenzione contro la violenza ed è ciò che voglio continuare a fare. Poi voglio dedicare più tempo ai miei interessi culturali e a le cose che ho rimandato a quando avrei avuto più tempo, insomma ci sono tante cose che voglio fare».

Nonostante il desiderio di lanciarsi in nuovi progetti e di godersi il meritato riposo dopo anni di lavoro per la dottoressa Caldini salutare i pazienti non è stato comunque facile.

«In questi giorni non ho fatto che piangere ogni volta che salutavo i pazienti - ha detto ancora - Non credevo eppure mi commuovo anche solo a pensarci. E’ come perdere un pezzo della propria famiglia e loro hanno avuto nei miei confronti delle dimostrazioni d’affetto impagabili, in tanti mi hanno telefonato o addirittura hanno scritto belle cose su di me su Facebook. Però li lascio nelle mani di medici bravi e preparati».

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