Assolta Federica Fratoni: "un incubo è finito"

Assolta perché "il fatto non sussiste", ecco la intervista a Federica Fratoni alla fine della sua vicenda giudiziaria.

Assolta Federica Fratoni: "un incubo è finito"
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Più di quattro anni di processo, anche mediatico, ed alla fine l'assoluzione "perché il fatto non costituisce reato". E' questa la notizia uscita qualche settimana fa dal Tribunale di Pistoia in merito alle accuse indirizzate all'ex Presidente della Provincia, e adesso assessore regionale all'ambiente, Federica Fratoni. Questa la sua prima intervista esclusiva pubblicata sul GIORNALE DI PISTOIA E DELLA VALDINIEVOLE lo scorso 8 febbraio.

Parla Federica Fratoni dopo l'assoluzione

Da un lato la quotidianità che deve scorrere via nel suo susseguirsi di eventi che, nella fattispecie, hanno portato Federica Fratoni dal ruolo di presidente della Provincia di Pistoia al gravoso incarico di assessore regionale all’Ambiente nel suo percorso di crescita politica ed istituzionale.
Dall’altro, però, c’è quel groppo in gola e quel chiodo fisso che ti tormenta e non ti da tregua: avere a che fare con i tribunali e con una vicenda giudiziaria che, in cuor suo, Fratoni ha sempre pensato di non aver commesso niente di male ma di aver agito soltanto in buona fede di fronte alle accuse che gli sono state mosse.

E’ dei giorni scorsi, infatti, la notizia dell’assoluzione totale «perché il fatto non costituisce reato» di Federica Fratoni dall’accusa di abuso d’ufficio per la vicenda che risale ai mesi “infuocati” che portarono ad uno dei grandi eventi visti in Toscana negli ultimi anni, ovvero i Mondiali di ciclismo 2013 che coinvolsero Lucca, Montecatini Terme, Pistoia e Firenze. Nella fattispecie, all’attuale assessore regionale all’ambiente veniva contestata la nomina nel comitato tecnico dell’ex ingegnere capo della Provincia di Pistoia, Paolo Mazzoni, che proprio in quel periodo andò in pensione.

Assessora, come si dice in questi casi: è davvero la fine di un incubo?
«A livello personale ho vissuto le dinamiche fisiologiche di quando si finisce dentro un processo: sono stati anni dolorosi anche perché la vicenda risale a diverso tempo fa considerando che l’avviso di garanzia risale al 2014 ma l’inizio indagini è del 2012. Il tutto, già all’epoca, mi creo un forte senso di disagio ma, fin da subito, mi misi subito a disposizione, sia io che la struttura provinciale, della magistratura per la massima collaborazione. Questa inchiesta, fra l’altro, rappresenta un filone secondario di una storia ben più ampia che portò, nella primavera 2014, alla conclusione delle indagini».

Quattro anni e mezzo di confronto nelle aule di tribunale per una personalità pubblica come lei non sono pochi...
«Ho sempre avuto grande fiducia nella magistratura sapendo, dentro di me e nel confronto con i miei collaboratori e con l’esterno, che come caposaldo avevo il fatto di aver agito nel bene e nell’interesse della collettività. Il percorso che ha portato a questa assoluzione è stato sicuramente lungo e, interiormente, so bene quel che ho passato. Per questo intendo ringraziare gli avvocati che mi hanno difeso, ovvero Claudio Del Rosso del Foro di Pistoia e Pier Matteo Lucibello del Foro di Firenze, così come voglio ringraziare il mio partito (il Pd, ndr) che è garantista per definizione e mi ha dato la possibilità di potermi candidare alle Regionali 2015».

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Adesso la sua attività può proseguire con rinnovato slancio ma se la vicenda giudiziaria fosse finita in altro modo, cosa avrebbe fatto?
«Non avrei esitato un minuto a dimettermi dalla carica di assessore regionale senza aspettare l'applicazione della legge Severino. Non ho mai vissuto la politica come una scelta definitiva, ho un lavoro a cui tornare e, se il pronunciamento fosse stato avverso, avrei agito di conseguenza rispondendo delle mie responsabilità».
Cosa le lascia, interiormente, questa vicenda?
«So bene che le situazioni difficili fanno parte della vita e, se riesci a superarle, ne esci fortificato. E’ stata indubbiamente una esperienza molto forte che rimarrà nel passato perché adesso voglio volgere lo sguardo al futuro da affrontare in maniera particolarmente positiva: con il ridimensionamento delle Province, la Regione è diventata il naturale punto d’approdo di tanti enti comunali. C’è molto da fare in questa parte finale del mandato, abbiamo in mente tanti progetti e spero di realizzarne il più possibile».

E nell’assessore Fratoni che tutti quanti conoscono, è cambiato qualcosa?
«Io sono la stessa persona sia fuori che dentro dal palazzo e la mia priorità è quella di servire la comunità: il mio lavoro parte sempre da questo caposaldo».
Approfittiamo della sua disponibilità, assessore, anche per affrontare alcuni temi legati al suo ruolo in Regione...
«Stiamo lavorando al massimo affinché la Toscana centrale sia autosufficiente per quanto concerne il ciclo dei rifiuti. Nello scenario delle politiche per l'attuazione del piano di gestione dei rifiuti, che ricordo pone l'obbiettivo della differenziata al 70% nel 2020, il territorio pistoiese porta un valore aggiunto, di cui i cugini fiorentini e pratesi è necessario che tengano conto non solo per gli aspetti legati alla pianificazione ma anche per quelli tariffari».
Per tutta la piana fiorentina e pistoiese, inoltre, c’è il grosso problema degli sforamenti da Pm10 che, da dicembre in avanti, sono stati molteplici con i Comuni che hanno dovuto applicare misure restrittive. Cosa si può fare in questo ambito?
«Stiamo parlando, piana fiorentina e lucchese, delle due zone più critiche di tutta la Toscana ed in questi anni il lavoro svolto è stato notevole, fin da prima del mio arrivo all’assessorato regionale con i rilevamenti delle centraline in zone più ampie dei singoli Comuni: si stanno mettendo in campo tutte le azioni per migliorare la qualità dell’aria. Non solo, a breve firmeremo con il Mattm un accordo di programma che mette a disposizione quattro milioni di euro; li investiremo tenendo conto che nella piana lucchese le maggiori criticità sono legate al riscaldamento domestico, mentre nella nostra zona agli abbruciamenti. L’obiettivo finale è che, entro il 2020, la percentuale della popolazione esposta a Pm10 sia pari a zero. Grazie anche alla costituzione dell’Agenzia Regionale per l’energia, si può prestare attenzione anche all’efficientamento degli edifici».

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