Tutti gli ospiti di Dialoghi sull'Uomo 2019 a Pistoia

Presentata ufficialmente l'edizione 2019 di "Dialoghi sull'Uomo" che taglia il traguardo della decima rassegna consecutiva: quartier generale in piazza Duomo, come da tradizione.

Tutti gli ospiti di Dialoghi sull'Uomo 2019 a Pistoia
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Grandi firme di nuovo in scena in piazza Duomo a Pistoia dal 24 al 26 maggio per la decima edizione di “Dialoghi sull’Uomo”, il festival di antropologia del contemporaneo diretto, fin dagli inizi, da Giulia Cogoli e realizzato grazie al contributo della Fondazione Caript.

Torna Dialoghi sull’uomo

“Dialoghi sull’uomo” si prepara a festeggiare un compleanno importante: la decima edizione del festival di antropologia del contemporaneo, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto fin dalla prima edizione da Giulia Cogoli, è in programma dal 24 al 26 maggio 2019.
Nati nel 2010 come progetto di condivisione e approfondimento di taglio antropologico, i Dialoghi – che nell’ultima edizione hanno registrato oltre 30.000 presenze – sono stati animati fin da subito da un forte impegno culturale e civile e dalla volontà di offrire un nuovo modo di fare approfondimento culturale, con contenuti inediti e nuovi sguardi sulle società umane. Un percorso lungo e intenso, premiato da numeri in continua crescita: nelle prime nove edizioni le presenze sono state circa 167.000 (più che triplicate dalla prima edizione); i relatori – italiani e  internazionali – 250; gli eventi 249; i volontari più di 3.000; i follower sui social circa 43.000.

Il tema scelto per il decennale è: “Il mestiere di con-vivere: intrecciare vite, storie e destini”. Con-vivere significa “vivere con”, “vivere assieme” rispettandoci e rispettando la Terra su cui ci è dato vivere. Con-vivere è un “mestiere”, nel senso che la società è un luogo di costruzione. In un mondo ogni giorno più segnato da un’accelerazione generale, in cui i rapporti sono sempre più mediati dal digitale e i legami si indeboliscono a causa del venire meno di quelle narrazioni che stanno alla base di ogni comunità, diventa sempre più difficile stabilire un rapporto reciproco, profondo ed egualitario.

“Dialoghi”: il parere della curatrice

«Dieci anni fa è sembrato molto innovativo dedicare un festival all’antropologia contemporanea – commenta Giulia Cogoli – Ma il mondo sta cambiando sotto i nostri occhi, e forse oggi cercare di capire la realtà che ci circonda dall’angolatura antropologica è quanto di più utile si possa proporre. Perché significa rilanciare l’interesse per gli altri, per le altre culture, a cui non ci deve legare solo il rispetto e il dialogo, ma la consapevolezza di essere su un’imbarcazione comune, in un viaggio attorno all’umanità, liberi da quelle zavorre del razzismo e dell’indifferenza che tanto pesano sulla vita quotidiana».

La terza edizione del Premio Internazionale Dialoghi sull’uomo, conferito a una figura del mondo culturale che testimonia la centralità del dialogo per lo sviluppo delle relazioni umane, dopo David Grossman e Wole Soyinka, quest’anno andrà a Vandana Shiva, fisica ed economista indiana, tra i massimi esperti mondiali di ecologia sociale, già premiata con il Right Livelihood Award, premio Nobel alternativo per la Pace, per le sue battaglie a difesa dell’ambiente. Sabato 25 maggio alle 21.15, in piazza del Duomo, Vandana Shiva terrà una lectio dal titolo: Impariamo a condividere il nostro pianeta: è di tutti!

Questo il programma di “Dialoghi sull’Uomo” 2019

Apre il festival venerdì 24 maggio la lezione inaugurale di Enzo Bianchi, fondatore della comunità monastica di Bose, dal titolo Insieme…. Non c’è uomo senza altri uomini: davanti al quadro scoraggiante di una società dominata dall’egolatria e dai comportamenti incivili che propongono solo parole e gesti carichi di odio, emerge l’urgenza di riconoscere la presenza di una spiritualità – intesa come impegno nelle vicende umane, come ricerca di un vero servizio agli altri, attenta alla creazione di bellezza nei rapporti umani – che faccia dire che l’umanità è una sola.

Parole per dividere, parole per con-dividere. Un dialogo fra linguistica e antropologia è il titolo dell’incontro con il linguista dell’Università di Reading Federico Faloppa, consulente di Amnesty International su hate speech e contrasto al linguaggio d’odio, e l’antropologo Adriano Favole. Oggi si è circondati, nella comunicazione pubblica e privata, da parole che offendono, feriscono, esprimono odio, amplificate dai social network.

Passando a sabato 25 maggio, la difficoltà di convivere, l’odio, la vendetta sono temi centrali della letteratura di tutti i tempi. Il grande scrittore spagnolo Fernando Aramburu, autore del caso editoriale Patria, riflette, in un dialogo con il giornalista e saggista Wlodek Goldkorn, sulla scrittura come memoria contro l’oblio: le linee d’ombra della vita, le zone grigie fra bene e male che solo la letteratura sa raccontare, possono anche essere strumento per aiutarci a non ripetere errori e per imparare le regole della convivenza. Lo psichiatra Eugenio Borgna spiega come solo il dialogo fra l’interiorità di chi è malato e di chi non lo è consente di accogliere la malattia e di conviverci, nella sua
dimensione psicologica e umana.

Ci saranno poi la filosofa della scienza Elena Gagliasso e l’antropologo Francesco Remotti, il fotografo Paolo Pellegrin, famoso nel mondo per i suoi reportage di guerra, in un dialogo con Roberto Koch, approfondisce il tema del confine e del conflitto, riflettendo sui muri che costruiamo a partire da noi stessi. La filosofa teoretica Donatella Di Cesare parla di Esilio, ospitalità, coabitazione. E poi ancora il neuroscienziato di fama internazionale Giacomo Rizzolatti e il filosofo della scienza Corrado Sinigaglia.

La chiusura di domenica 26 maggio, infine, è appannaggio dello psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini, di Stefano Allievi, delle scrittrici Michela Murgia e Ritanna Armeni, del diplomatico e scrittore Grammenos Mastrojeni, del sociologo delle migrazioni Maurizio Ambrosini, dello storico Adriano Prosperi racconta l’inizio dell’età moderna, quando fu l’Europa a guidare una fase rivoluzionaria della storia mondiale. E poi l’antropologo di origini iraniane Shahram Khosravi per arrivare alla chiusura con l’attore e drammaturgo Ascanio Celestini.

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