Consegnato il Gigliato d'Argento a Prato a Jasmine Manbal

Una bella storia da raccontare che mette in evidenza un'eccellenza dello sport pratese: Jasmine Manbal, recentemente premiata sia dal sindaco Biffoni che dal Presidente Sergio Mattarella. La sua intervista a BISENZIOSETTE.

Consegnato il Gigliato d'Argento a Prato a Jasmine Manbal
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Dopo il riconoscimento di Alfiere della Repubblica arrivato dal Presidente Sergio Mattarelle, la 16enne pratese Jasmine Manbal si è assicurata anche il "Gigliato d'Argento" dalle mani del sindaco di Prato, Matteo Biffoni. Studentessa del Gramsci-Keynes, campionessa di Judo, fa volontariato al Meyer di Firenze: l'intervista pubblicata lo scorso 29 marzo su BISENZIOSETTE.

I riconoscimenti per Jasmine Manbal

Lo sport pratese, è risaputo, non sta vivendo esattamente il proprio momento d’oro, come testimoniato anche dall’annuale classifica che il Sole 24 Ore stila ogni anno e che vede la città al sessantacinquesimo posto. Specie per quel che riguarda gli sport di squadra: non pervenuto l’Ac Prato, hockey e calcio a cinque si arrabattano nelle serie minori tentando di crescere per ritrovare i fasti che portarono scudetti in entrambe le discipline nei primi anni 2000, i Cavalieri hanno visto rimarginarsi le ferite del fallimento e provano a risalire la china sognando la Top12. Un quadro da bicchiere mezzo pieno dunque, che non autorizza al momento voli pindarici né sogni di gloria.

C’è però una nuova generazione di talenti che promette benissimo e che ha talento e testa sufficiente per poter fare strada ad altissimi livelli. Ai vari Lorenzo Dalla Porta, Lorenzo Tatti e Vittoria Guazzini, tanto per citare qualche nome, si è aggiunta (e non da oggi) la sedicenne Jasmine Manbal, e non solo prettamente meriti sportivi. Nelle scorse settimane, la studentessa era già stata nominata Alfiere della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella, per l’impegno profuso nel volontariato. La motivazione del Quirinale dietro la consegna dell’attestato, in effetti, è già di per sé piuttosto esplicativa e ci aiuta a dipingere già un primo, sommario ritratto della protagonista, prima di addentrarci nella sua storia. «Campionessa di judo, svolge attività di volontariato e fa parte del Consiglio dei ragazzi e delle ragazze del Meyer, l'ospedale pediatrico fiorentino nel quale da anni è in cura per una malattia cronica – si legge – la malattia le ha portato a lungo malessere e l'ha debilitata. Lei però ha reagito trovando nello sport, praticato a livello agonistico, un'occasione di crescita individuale e di socialità».

E lo scorso 21 marzo anche la sua città le ha tributato un riconoscimento, con il sindaco Matteo Biffoni che le ha conferito il Gigliato d’argento. «Un premio doveroso per il suo impegno e la sua forza. La sua è una storia che può e deve essere portata ad esempio – ha spiegato Biffoni – e che dà oltretutto lustro alla nostra città a livello nazionale».

Una ragazza impegnata a 360°

Già, chi è Jasmine Manbal? E’ una splendida ragazza dai capelli rossi che compirà diciassettenne anni tra qualche mese, e che frequenta il Gramsci-Keynes. E’ una giovane judoka di talento, soprattutto. Ma è anche una giovane donna, una studentessa diligente, che non si è mai arresa alla malattia cronica che l’ha colpita quando aveva dieci anni. Una patologia che l’ha costretta a lunghe terapie riabilitative all’Ospedale Pediatrico Meyer di Fireze, che la lasciavano spesso priva di forze e fortemente debilitata. Ma è proprio nei momenti peggiori che si acquisisce spesso la piena coscienza delle proprie capacità. E Jasmine ha fatto di necessità virtù, trovando la forza di non abbattersi e gettandosi anima e corpo in due campi, che poi sono le sue passioni: lo sport da una parte, il volontariato e l’impegno nel sociale dall’altra. Già, perchè Jasmine gareggia a livello regionale nel judo con l’Associazione Arca, è l’attuale campionessa toscana della categoria “Cadette” e ha margini di miglioramento notevoli. Ma è anche attiva in prima linea nel Meyer, organizzando iniziative di sensibilizzazione verso i pazienti più piccoli. Quando è scattata tuttavia la scintilla?

«Da quando ho partecipato a Dynamo Camp, nel 2017. Da allora ho imparato a vedere e a vivere la malattia in un altro modo. Ho imparato che la diversità può e deve essere una ricchezza, che non impedisce di raggiungere i propri sogni – ha spiegato la ragazza – ho capito a quel punto che davanti alle difficioltà hai due strade da seguire: puoi predere la prima, e decidere dunque di reagire con tutte le tue forze; o puoi prendere la seconda, scegliere di farti schiacchiare e accettare passivamente. Io decisi di cambattere, di fatto impegnandomi nello sport e aiutando gli altri con la mia esperienza, facendo quel che potevo».

Un impegno duplice dicevamo, profuso con la medesima intensità tanto sul tatami che al Meyer. In quest’ultimo ambito, insieme ad altri giovanissimi è uno dei membri del “Consiglio dei ragazzi e delle ragazze del Meyer”. Cos’è? Un gruppo interno al nosocomio, formato da alcuni fra gli stessi degenti, che si occupa di ideare e sviluppare nei dettagli idee ed iniziative per regalare un sorriso ai meno fortunati. L’associazione ha di recente ideato anche una web tv e ha girato un video che mostra la giornata tipo di un adolescente impegnato a lottare contro una patologia.

«Un filmato che verrà mostrato a tutti i piccoli pazienti, perchè vogliamo far vedere loro come sia comunque possibile vivere al meglio nelle difficoltà e soprattutto ricordare come nessuno di loro sia solo a lottare – ha continuato Jasmine – è una sorta di “intervista doppia”, che presenta la questione da un lato più profondo, ma anche ironico. C’è bisogno di ridere, perchè essere malati da bambini e adolescenti, quando magari non hai ancora gli strumenti cognitivi per affrontare al meglio la malattia, non è facile da accettare. E sentire il supporto incondizionato di chi sta accanto aiuta molto».

Jasmine, quanto è grande la tua forza di volontà?

La sua ferrea volontà e il suo attivismo non sono passati inosservati e i suoi account social sono tempestati di post di congratulazioni pubblicati da amici, compagni di studio, conoscenti, o semplicemente persone entusiaste della sua storia. «Cara Jasmine Manbal sono veramente orgoglioso di aver avuto una alunna forte e valorosa come te - ha scritto ad esempio uno dei suoi ex-professori - perchè nonostante la tua malattia cronica sei diventata una campionessa di Judo e di volontariato». Pensieri che rendono sin troppo scontate le ragioni che hanno indotto le istituzioni a conferirle i riconoscimenti. Ma come ha reagito “a caldo”, la diretta interessata? «Fa sicuramente piacere ricevere cose del genere, ma sono rimasta sorpresa – ha ammesso – quello che faccio per me è tutto normale,è la a mia quotidianità. Non penso di fare qualcosa di eccezionale,ma solo quello che mi sento». Del suo presente abbiamo già ampianente detto, quindi. Ma del futuro? Facile immaginare come l’obbiettivo della giovane sia quello di continuare su questa strada e continuare a crescere: dal punto di vista agonistico, alzando l’asticella; da quello scolastico, mantenendo ottimi voti; e da quello umanitario, sebbene sotto quest’ultimo aspetto sia oggettivamente difficile immaginare una crescita, considerando le vette raggiunte. Ma eccoci al quesito finale: quali consigli darebbe Jasmine Manbal agli adolescenti protesi a lottare contro una malattia cronica?

«Non bisogna chiudersi in se stessi, è importante parlare per permettere agli altri di aiutarci. E’ questa la cosa più importante – ha concluso – ci sono stati dei momenti in cui stavo molto male: ero arrabbiata,mi sentivo diversa,quasi mi vergognavo di non poter essere come gli altri. Poi ho capito che non è così,che siamo tutti speciali. E che non c’è assolutamente niente di cui vergognarsi».

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